Non sarebbe il caso di metterla sul tragico, come preannuncia il titolo di questo post, che pubblichiamo dopo mesi di silenzio e di assenza della redazione dalle discussioni che, pur minime, sono avvenute nel blog del giornale. Tuttavia, è così.
Da settembre ad oggi il numero dei redattori è calato in maniera consistente. Se eravamo partiti in cinque, ora siamo in tre. Attualmente la redazione è composta, infatti, dal sottoscritto, da Giuseppe Rotunno e dal direttore, Domenico Perilli. E in tre si sa quanto è difficile fare un giornale. Battere tutto il territorio. Essere attenti a tutto quanto avviene sia a livello locale sia nazionale sia internazionale.
E al di là della cronica mancanza di redattori fissi, c'è il problema dell'inesperienza. La nostra. Quella di chi vorrebbe sapere, approfondire, parlare, talvolta persino denunciare, ma che, per un motivo o per l'altro, non ce la fa.
Ma c'è anche un altro problema. Un'altra cronica mancanza. Questa ancora più grave, a mio modesto avviso, rispetto all'inesperienza di redattori che non percepiscono nemmeno un soldo per il proprio, minimo "lavoro". Stiamo parlando della mancata partecipazione della cittadinanza. Che a questo giornale non partecipa più. Non lo sente più. Forse non lo legge più. Forse non è coinvolta più dal giornale.
Più volte ci siamo interrogati in redazione sul calo di interesse venutosi a creare intorno al giornale. Abbiamo cercato di attribuire delle colpe. Spesso di attribuircene. Perché, ripeto, riconosciamo di non essere sufficientemente capaci di approfondire questioni importanti a partire dal territorio.
Veniamo al dunque. La decisione è presa. Ed è stata presa dalla redazione attuale. LIBERAmente ha intenzione di pubblicare il numero 160, cioè quello di giugno 2006, e quindi di chiudere. Definitivamente. Dopo 16 anni di vita. Voi lettori (del blog, almeno) che ne pensate? Sono convinto che la chiusura del giornale farà ridere, anzi
godere molta gente. Sarà questo, probabilmente, e lo dico con un sorriso amaro, il miglior servizio che avremo potuto rendere a buona parte dei bitrittesi.
Nonostante il desiderio di essere una voce controcorrente sia sempre latente in noi...
Stefano Valerio